«Potevamo stare più tranquilli rimanendo ciascuno a casa propria, organizzando e cercando di far funzionare al meglio le strutture associative e tecniche esistenti. Sarebbe stata, però, soltanto una battaglia di retroguardia. Non avremmo perseguito il mandato che le cooperative ci hanno assegnato: costruire per le nostre imprese una rappresentanza più adeguata, più forte e più coesa e quindi più autorevole e più interessante per i nostri soci». Sono le parole con cui Mauro Frangi, eletto alla presidenza della nuova unione interprovinciale Confcooperative Insubria, ha presentato il progetto di aggregazione nato dalla fusione di Confcooperative Como e Varese. La nuova unione può contare su oltre 400 imprese, 47mila soci, poco meno di 8 mila occupati con un fatturato aggregato di 230 milioni di euro. Per numeri è preceduta solo dalle unioni di Brescia e Milano.
«Una rappresentanza rinnovata è una rappresentanza in grado governare i cambianti e non subirli. E' in grado di fare prima e bene ciò che è più opportuno per la tutela degli interessi che legittimamente rappresenta. Abbiamo la possibilità di riscoprire in un nuovo equilibrio la nuova missione dell'organizzazione, una organizzazione dei cooperatori prima ancora delle cooperative. Spero, anzi sono convinto, che nessuno di voi esca dall'assemblea pensando di aver fatto un atto formale - ha rimarcato nel suo intervento il presidente nazionale di Confcooperative, Maurizio Gardini». «Ho trovato nella relazione di Frangi - ha aggiunto - l'essenza di ciò che significa per noi la Confcooperative. Il movimento cooperativo che oggi si candida con generosità a un protagonismo sano perché questa è la scelta che, se vogliamo dare una spinta al cambiamento di questo Paese, non possiamo pensare che spetti sempre agli altri, alla politica, alle istituzioni e finanche alla chiesa. Dobbiamo riscoprire il protagonismo dei cittadini attraverso due aspetti fondamentali: la solidarietà e la sussidiarietà».